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  • I 5 migliori ciclisti italiani: la nostra classifica

I 5 migliori ciclisti italiani: la nostra classifica

  • Creato da COREBO Lite
  • Categorie Sport e Attualità
  • Data 13 Settembre 2019
  • Commenti 1 commento
  • Tags ciclismo italiano, sport e attualità
ciclisti italiani

L’avventura del ciclismo italiano è costellata di avvenimenti e personaggi che, per un motivo o per un altro, sono entrati per sempre nell’immaginario comune. Tra guerre, rivalità e misteri degni di un giallo di Agatha Christie, vittorie e sconfitte si intrecciano con più di mezzo secolo di storia. Ecco i cinque campioni che meglio rappresentano questo fantastico sport.

 

Fausto Coppi

Conosciuto anche come “il Campionissimo” o “l’Airone”, fu il più grande campione dell’era d’oro del ciclismo nonché uno degli atleti italiani più amati di tutti i tempi. Nella sua ventennale carriera professionistica (1939-1959) Coppi dimostrò più volte di essere un ciclista completo. Grazie alla sua abilità come passista e come scalatore e al suo spunto eccezionale, trionfò nelle più prestigiose corse a tappe e nelle più importanti classiche di un giorno. Fu campione d’Italia per ben
cinque volte e vinse per due volte il Tour de France, entrando negli annali della disciplina come il primo ciclista a trionfare in entrambe le competizioni nello stesso anno (1952). Leggendaria fu poi la sua rivalità sportiva con Gino Bartali che nell’immediato dopoguerra si trasformò addirittura in una questione politica. La vicenda ebbe inizio nel 1940 quando Bartali si vide sfilare la maglia rosa dal suo allora gregario Fausto Coppi (complice anche un cane che nella tappa Torino-Genova gli tagliò la strada facendolo rovinare a terra) e proseguì per tutta la carriera dei due corridori, sfociando addirittura in una squalifica a carico di entrambi i ciclisti per i comportamenti poco edificanti tenuti durante il campionato del mondo di Valkenburg del 1948. Nonostante l’episodio, tuttavia, il rapporto tra Coppi e Bartali fu costellato di momenti di grande sportività e viene generalmente ricordato come uno dei più rispettosi conflitti sportivi di tutti i tempi. Coppi muore il 2 gennaio 1960 a causa di una malaria non diagnosticata contratta durante una corsa esibizione in Alto Volta.

Felice Gimondi

Professionista dal 1965 al 1979, Gimondi è uno dei sette ciclisti ad essersi aggiudicati tutti e tre i grandi Giri (Giro d’Italia, Tour de France e Vuelta a España). La sua leggenda comincia al Tour de France del 1965. Quell’anno non avrebbe nemmeno dovuto partecipare, tuttavia fu convocato per sostituire un compagno infortunato. Il suo compito era semplice: aiutare Adorni a vincere contro Poulidor, il favorito. Il destino ci mise però lo zampino: un’intossicazione alimentare costrinse infatti Adorni a ritirarsi. Gimondi, che si era distinto fin dai primissimi momenti della gara conquistando la maglia gialla già alla terza tappa, resistette fino alla fine agli assalti del francese strappandogli il gradino più alto del podio al primo tentativo. Il vero avversario di Gimondi, tuttavia, fu senz’altro Eddy Merckx. Il “Cannibale”, come veniva chiamato, sarà per tutta la carriera una vera spina nel fianco per il corridore italiano, e gli strapperà più di una volta la vittoria per un soffio. Particolarmente famosa e controversa fu la vicenda del Giro d’Italia del 1969. Quell’anno Merckx venne squalificato per doping. La squalifica fu talmente sospetta che il governo belga convocò l’ambasciatore italiano a Bruxelles per parlare della cosa. Gimondi difese fino all’ultimo il collega e in quell’occasione si rifiutò di indossare la maglia rosa.

 

Francesco Moser

Francesco Moser è a tutt’oggi il ciclista italiano che può vantare il maggior numero di successi su strada (273), terzo in assoluto a livello mondiale. Professionista tra il 1973 e il 1988, Moser si conquistò il soprannome “lo Sceriffo” per la sua capacità di gestire il gruppo durante la competizione. Splendido passista, nel 1984 a  Città del Messico riuscì a battere il record dell’ora (la maggior distanza percorsa in un’ora di tempo) che apparteneva ormai da dodici anni a Eddy Merckx registrando prima 50,808 km e poi, quattro giorni dopo, 51,151 km. Il nuovo record fu però conquistato con un innovativo tipo di bicicletta a ruote piene e nel 2000 venne cancellato all’Unione ciclistica internazionale poiché ritenuto incompatibile con quelli ottenuti con biciclette tradizionali. La decisione non piacque affatto al corridore che nel 1994, ben sei anni dopo essersi ritirato dalla carriera professionistica, effettuò diversi tentativi per riconquistare il titolo. L’impresa, complici anche i venti di Città del Messico, risulterà un fallimento, tuttavia Moser riuscirà a registrare la seconda miglior prestazione di sempre: un risultato tutt’altro che trascurabile per un uomo di 42 anni.

Marco Pantani

Considerato uno dei migliori scalatori di tutti i tempi, nei suoi 11 anni di professionismo (dal 1992 al 2003) “il Pirata” riuscì a portarsi a casa 46 vittorie con i migliori risultati nelle corse a tappe. È anche stato l’ultimo corridore ad essere riuscito a conquistare il Giro d’Italia e il Tour nello stesso anno. Ma la storia sportiva di Pantani è purtroppo legata a doppio filo con la vicenda giudiziaria. Infatti, nel 1999 il corridore venne squalificato dal Giro d’Italia a causa dell’anomala concentrazione di globuli rossi nel sangue. Va precisato che la vicenda non fu mai del tutto chiarita e a detta del portavoce della squadra di Pantani (che si ritirò in blocco dalla competizione per solidarietà con il compagno) il Pirata si sottopose successivamente a due controlli specialistici risultando entrambe le volte al di sotto del valore consentito. Pantani ritornò a correre solamente l’anno successivo ma la condizione fisica e l’affaticamento psicologico gli impedirono di raggiungere risultati importanti. Sempre più lontano dalla luce dei riflettori, il ciclista scivolò in una spirale di depressione. Il corpo ormai senza vita del Pirata venne rinvenuto la sera del 14 febbraio 2004 nella stanza D5 del residence “Le Rose” di Rimini. La morte di Pantani è ancora oggi ricca di lati oscuri. La madre del corridore non ha mai accettato la tesi del suicidio e ha sempre sostenuto che il figlio sia stato ucciso per evitare che divulgasse qualche pericoloso segreto.

Vincenzo Nibali

Classe 1984, Nibali corre come professionista dal 2005. Ottimo passista e scalatore, brillante discesista, si sa difendere anche a cronometro. È uno dei sette ciclisti ad aver vinto i tre grandi Giri. Soprannominato sin dai tempi del dilettantismo “lo Squalo dello Stretto” per il suo modo aggressivo di gareggiare e per le sue origini messinesi esordisce correndo per la Fassa Bortolo. Nel 2010, dopo aver rinunciato al Tour de France, gareggia nella Vuelta a España lottando fin dalle prime tappe. Si avvicina più volte alla maglia rossa, poi se la contende con Rodríguez ma alla fine riesce a portarsi a casa la vittoria diventando il quinto italiano ad essersi aggiudicato il titolo. Nel 2013 è la volta del Giro d’Italia. Al termine dell’ottava tappa indossa nuovamente la maglia rosa per la prima volta dopo tre anni. Si classifica terzo nella decima tappa e nel weekend della seconda settimana si fa superare da Santambrogio nello sprint conclusivo. Riesce a difendere il vantaggio nella diciottesima tappa e la ventunesima, con arrivo a Brescia, è una mera formalità. Alla sua quinta presenza al Giro d’Italia, Nibali è finalmente campione. Per il trionfo al Tour de France bisogna aspettare il 2014. Nibali è protagonista fin dalla seconda tappa in cui conquista la maglia gialla con uno scatto a 1800 metri dall’arrivo. Nella quinta tappa, caratterizzata dalla presenza di numerosi tratti in pavé, Nibali si piazza terzo. Trionfa ancora il giorno successivo e nella diciottesima tappa. Nella cronometro finale continua a incrementare il distacco sugli avversari e infine riesce ad aggiudicarsi la competizione 16 anni dopo Pantani diventando il settimo italiano a conquistare il titolo d’oltralpe. Nel 2016, infine, conquista per la seconda volta il Giro d’Italia ma cade alle Olimpiadi riportando una frattura scomposta pluriframmentata al terzo laterale della clavicola sinistra e vedendo sfumare una possibile medaglia. Nel 2019, lo Squalo si è aggiudicato il secondo posto al Giro d’Italia.

A cura di Andrea Abrile

 

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Tag:ciclismo italiano, sport e attualità

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      1 Comment

    1. Emiliano
      23 Settembre 2019
      Rispondi

      Purtroppo non vedo ancora un futuri ciclista che possa in qualche modo emulare le gesta dei campioni sopra citati. Speriamo di avere delle sorprese.

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