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Infortuni da sovraccarico nello sport: se li conosci li eviti

  • Creato da COREBO
  • Categorie Allenamento
  • Data 2 Febbraio 2018
  • Commenti 0 commenti
  • Tags allenamento aerobico, formazione del personal trainer, recupero fisico
Infortuniodasovraccarico

Infortuni da sovraccarico negli sport: le differenze

L’attività sportiva, come noto, comporta alcuni rischi. Nello specifico, il maggior rischio legato alla pratica sportiva è quello di incorrere in infortuni di varia natura. Gli infortuni legati allo sport possono essere suddivisi in due categorie (Mayr & Zaffagnini, 2016):

  1. infortuni derivanti da una causa acuta, definiti “injury” (Pecina & Bojanic, 2004);
  2. infortuni derivanti dalla cronicizzazione di micro-traumatismi e movimenti ripetuti, definiti “overuse injury” o infortuni da sovraccarico (Yang et al, 2012).

In questo articolo ci focalizzeremo sugli infortuni di natura cronica da overuse.

Overuse injuries di cosa stiamo parlando

Gli infortuni da sovraccarico sono definiti come danni tessutali (muscoli, tendini, legamenti ecc) causati principalmente da una serie di movimenti ripetuti (Archambault, Wiley, Bray, 1995).

In particolare il danno tessutale avviene quando il processo lesivo dovuto allo stress o al carico applicato è maggiore rispetto alla capacità rigenerativa dell’organismo e del tessuto stesso (Archambault, Wiley, Bray, 1995).

Il processo di sviluppo di un  infortunio da sovraccarico è quindi definibile come un bilanciamento tra la quantità e intensità dello stimolo lesivo e la capacità tessutale di resistenza e rigenerazione. Quando questo equilibrio risulta sbilanciato verso lo “stress” si crea un infortunio da sovraccarico.

Epidemiologia degli overuse injury

Alcuni dati epidemiologici in ambito sportivo mettono in evidenza una percentuale di infortuni da sovraccarico che varia tra il 30% ed il 78% (Farber, et al., 2009; Pecina & Bojanic, 2004) sulla base dello sport e della popolazione analizzata.

In linea generale gli overuse injury accadono con maggiore frequenza nelle attività sportive di endurance o che richiedono gesti ripetitivi (es. tennis – Bahr, 2009).

In particolare, il Running è risultata l’attività sportiva elettiva per l’insorgenza di infortuni da sovraccarico (principalmente agli arti inferiori) con tassi di incidenza nel corso di 12 mesi compresi tra il 27% ed il 70% (Ferber, et al., 2009).

Invece a livello degli arti superiori lo sport maggiormente soggetto allo sviluppo di infortuni da sovraccarico è il nuoto. Infatti, uno studio effettuato in un gruppo di nuotatori di alto livello, ha messo in luce una incidenza del 60% di infortuni da sovraccarico a livello della spalla (Pecina, et al., 2004).

Il modello carico/frequenza degli overuse injury

Per via dell’elevata incidenza con cui gli infortuni da sovraccarico avvengono negli sportivi di endurance e a causa del forte impatto che essi hanno sulla salute e sulla performance degli atleti, sono stati sviluppati nel corso del tempo alcuni modelli che siano di grado di analizzare il rischio di infortunio derivante dal carico di allenamento e quindi dallo stress applicato al sistema/tessuto.

Uno di questi modelli, descritto da Hreljac e Ferber (2006) mette in relazione il carico, inteso come causa di stress e definito come quantità ed intensità dei gesti ripetuti e la frequenza con cui il carico viene proposto.

Il modello delinea una curva che delimita una soglia di infortunio da stress. La soglia delineata nel grafico divide l’immagine in due aree ben delimitate:

  • la prima (quella al disotto della soglia) evidenzia la condizione di assenza di infortunio;
  • quella al di sopra della soglia identifica l’area di esposizione all’infortunio.

infortuni da sovraccarico nello sport

Dall’immagine è facile evincere come carichi anche molto elevati, ma non eccessivamente protratti nel tempo (alto stress e bassa frequenza) consentono di rimanere nell’area di sicurezza. Al contrario per situazioni ad alta frequenza (gesti ripetuti molto spesso) il carico (stress) necessario per scatenare un infortunio è estremamente basso.

Cosa possiamo apprendere dall’analisi del modello carico/frequenza?

La ripetizione di un movimento anche di bassa intensità, crea uno stress a livello organico. Di conseguenza il tessuto stimolato si adatterà a questo stress creando una risposta adattativa.

Inoltre se lo stress supera la soglia di adattamento del tessuto, esso non sarà più in grado di ripararsi e adattarsi in tempo, creando infortuni da micro-lesioni che si evidenziano con stati flogistici dell’area coinvolta e che possono scaturire in infortuni da sovraccarico.

Per via della stretta relazione tra il carico applicato e la frequenza di applicazione del gesto stressante nello sviluppo di un infortunio da sovraccarico, risulta fondamentale, nel processo di allenamento analizzare in maniera costante la relazione tra questi parametri, controllando principalmente i possibili picchi di carico e le successive pause di recupero/riposo (sia interne alla seduta che tra le sedute), in modo da evitare di eccedere il livello della soglia di infortunio e rischiare quindi una condizione di sovraccarico funzionale che può scaturire in un danno tessutale e quindi in un infortunio da sovraccarico.

Infatti le due maggiori cause di sviluppo di un infortunio da sovraccarico sono risultate essere un rapido incremento del volume di allenamento (Pecina & Bojanic, 2004) ed un recupero/riposo non adeguato (Ristolainen, et al., 2014).

Conclusioni

Per concludere è bene ricordare che gli infortuni da sovraccarico sono dipendenti dal carico di allenamento e dalla frequenza con cui questo carico viene applicato, e sono dovuti a microtraumatismi ripetuti nel tempo ed al quale il tessuto non è stato in grado di reagire in termini di riparazione e adattamento. In particolare hanno un incidenza molo elevata negli sport ciclici e di endurance.

Gli infortuni da sovraccarico producono (solitamente) una risposta infiammatoria e/o una degenerazione del tessuto sottoposto al sovraccarico, ma avendo (per loro natura e definizione) una patogenesi di origine cronica, possono essere prevenuti o quantomeno limitati dalla costante e corretta valutazione tra il carico di allenamento e la frequenza d’esercizio.

A cura di Mattia Roppolo, MsC, PhD, DO

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BIBLIOGRAFIA – REFERENCES:

  1. Mayr, H. O., & Zaffagnini, S. (Eds.). (2015). Prevention of Injuries and Overuse in Sports: Directory for Physicians, Physiotherapists, Sport Scientists and Coaches. Springer.
  2. Pecina M, Bojanic I (2004) Overuse injuries of the musculoskeletal system, 2nd edn. CRC Press, Boca Raton/London/New York/Washington, DC.
  3. Yang J, Tibbetts AS, Covassin T, Cheng G, Nayar S, Heiden E (2012) Epidemiology of overuse and acute injuries among competitive collegiate athletes. J Athl Train 47:198–204.
  4. Archambault JM, Wiley JP, Bray RC (1995) Exercise loading of tendons and the development of A review of current literature. Sports Med 20:77–89.
  5. Ferber R, Hreljac A, Kendall KD (2009) Suspected mechanisms in the cause of overuse running injuries: a clinical review. Sports Health 1:242–246.
  6. Bahr R (2009) No injuries, but plenty of pain? On the methodology for recording overuse symptoms in sports. Br J Sports Med 43:966–972.
  7. Hreljac A, Ferber R (2006) A biomechanical perspective of predicting injury risk in running. Int Sport J 7:98–108.
  8. Ristolainen L, Kettunen JAJ, Waller B, Heinonen A, Kujala UM (2014) Training-related risk factors in the etiology of overuse injuries in endurance sports. J Sports Med Phys Fitness 54:78–87.
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infortuni da sovraccarico

Tag:allenamento aerobico, formazione del personal trainer, recupero fisico

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