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Perché questi tempi nella maratona negli ultimi anni?

  • Creato da COREBO
  • Categorie Allenamento
  • Data 3 Giugno 2020
  • Commenti 0 commenti
  • Tags perchè questi tempi nella maratona, Perché questi tempi stratosferici sulla maratona
perchè questi tempi nella maratona

Negli ultimi due anni il record mondiale della maratona maschile si è abbassato a 2h1’39” (Eliud kipchoge, Berlino 2018) e quello femminile a 2h14’04” (Brigit Kosgei, Chicago 2019).

Se poi consideriamo che il keniota Kipchoge è riuscito a correre la distanza dei 42195m in 1h59’41” nell’evento mediatico intitolato INEOS 1:59 challenge (Sub-Two-Hour Marathon Challenge), rende tutto più intrigante. Purtroppo il record non è omologabile per la federazione internazionale di atletica leggera (Word Athletics e vecchia IAAF).

Perchè questi tempi nella maratona in questi ultimi anni?

Analisi tecnica

Analizzando nel dettaglio le attuali prestazioni, possiamo notare come negli ultimi trent’anni vi sia stato un miglioramento nella maratona poco superiore ai 5 minuti per gli uomini e 7 minuti  per le donne (4-5%) (1). Se osserviamo le prestazioni sulle gare più brevi come i 1500m, i miglioramenti riscontrati sono solamente dell’1-2% per entrambi i sessi.

Se poi osserviamo i dati con maggiore attenzione, scopriremo che queste differenze sono ancora più marcate negli ultimi vent’anni.

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Elementi tecnici importanti nella prestazione di endurance

I principali elementi che determinano la performance negli sport di endurance e in modo più specifico nella maratona sono i seguenti:

  • Il massimo consumo di ossigeno (VO2Max), condizione parzialmente allenabile (2).
  • La massima intensità di corsa (esprimibile come la % del VO2Max oppure soglia del lattato denominata lactate threshold [LT])(3).
  • La running economy o economia della corsa(4) .
  • Aspetti psicologici legati alla resistenza della fatica(5).

Una mole di dati raccolti negli anni ’30 conferma che i valori di VO2max dei migliori atleti dei nostri giorni, sono pressochè sovrapponibili a quelli degli atleti del passato (circa 75-80 ml/kg/min) (6).

Cosa è cambiato rispetto al passato per spiegare questi miglioramenti?

i tempi nella maratona di questi ultimi anni

Quindi devono esserci dei fattori che incidono maggiormente sulla prestazione e che hanno portato alcuni super atleti a correre la maratona ad una media di 20,8 km/h.

Un elemento che sembrerebbe incidere con maggiore importanza è quello riferito alla Running Economy (RE); questa qualità è particolarmente spiccata negli atleti africani rispetto agli atleti caucasici, nonostante non ci siano differenze in termini di fibre muscolari. (7)(8).

Un dato certo è che gli atleti africani hanno alcune caratteristiche biomeccaniche che gli consentono di primeggiare; tra queste possiamo ritrovare un ottimo indice di massa corporea (BMI) e delle gambe particolarmente lunghe e sottili che consentono loro di ottimizzare al massimo il costo energetico della corsa. (9)

Alcuni studi però suggeriscono che non è necessariamente questa condizione biomeccanica a favorire una migliore performance; va poi ricordato che molte ricerche eseguono i test su di un treadmill, i quali non riproducono esattamente il naturale gesto della corsa all’aperto(10).

Sappiamo poi che gli atleti africani vivono e si allenano in altura attorno ai 2000 m.
Questo consente loro di aumentare la massa plasmatica e dei globuli rossi, riuscendo così a migliorare notevolmente l’efficienza nel trasporto di ossigeno ai muscoli (in quota si riduce la pressione parziale dell’ossigeno e non diminuisce quest’ultimo come spesso si crede!)(11).

Affinchè tali adattamenti si verifichino non è sufficiente allenarsi in altura ma anche viverci, infatti la maggiorparte degli atleti europei e americani che vogliono diventare grandi maratoneti, si trasferiscono sugli altopiani del kenia e pù precisamente ad Eldoret nella Rift Valley.

Il volume di allenamento di questi atleti si aggira attorno ai 200km settimanali; utilizzano spesso le variazioni di ritmo come il Fartlek (10 x 1km oppure 30×1’ veloce e 1’ di corsa lenta di recupero) e la corsa lunga di 30-40 km in progressione da lento a veloce. (12)

Un altro dato certo è che tutti i maratoneti d’elite percorrono molti km al giorno, ciò li porterebbe ad avere:(13)

  • La soglia del lattato molto elevata.
  • Un elevato numero di mitocondri.
  • Una ricca rete capillare.
  • Un elevato numero di enzimi ossidativi.

Un elemento sul quale la comunità scientifica si è recentemente dibattuta riguarda la tecnologia delle scarpe con la piastra in  carbonio e una schiuma particolarmente resistente.

Le ricerche suggeriscono che i miglioramenti riscontrabili in laboratorio sono attorno al 4% e ottimizzerebbero l’economia della corsa. (14). Il miglioramento effettivo su strada si riscontra essere attorno all’1% (i record di Kipchoge e Kosgei sono stati di circa 80” rispetto alle gare corse con calzature tradizionali).

Come in ogni eccellente prestazione, non bisogna dimenticarsi di considerare il possibile impiego di sostanze dopanti anche se va precisato che gli atleti presi in esame hanno superato tutti i test antidoping.

In conclusione, si può affermare che queste performance sulla maratona, sono riconducibili ad una convergenza di fattori.

Parliamo di atleti eccezionalmente allenati che hanno una marcata running economy, valori molto alti di Vo2Max, uniti a calzature estremamente all’avanguardia e un’abilità psicologica di resistere alla fatica.

No human is limited

Eliud Kipchoge


A cura del Dr. Alessio Dalessandro

BIBLIOGRAFIA – REFERENCES:

  1. Joyner M.J., Hunter, S.K., Lucia, A., Jones A.M.(2020). Physiology and Fast Marathons. Journal of applied physiology.
  2. Helgerud J.(1994) Maximal oxygen uptake, anaerobic threshold and running economy in women and men with similar performances level in marathons. Eur J Appl Physiol Occup Physiol.
  3. Costill DL, Thomason H, and Roberts E. (1973). Fractional utilization of the aerobic capacity during distance running. Med Sci Sports.
  4. Michael J Joyner, Edward F Coyle (2008).Endurance exercise performance: the physiology of champions. TheJournal of physiology.
  5. Marcora S.,Staiano W.,(2010). The litimt to exercise tolerance in humans: mind over muscle? Eur J Appl Physiol.
  6. Robinson S, Edwards HT, and Dill DB.(1937). New Records in Human Power. Science 85.
  7. Lucia A et al. (2006). Physiological characteristics of the best Eritrean runners-exceptional running economy. Appl Physiol Nutr Metab.
  8. Weston AR, Mbambo Z, and Myburgh KH. (2000). Running economy of African and Caucasian distance runners. Med Sci Sports Exerc.
  9. Larsen HB..(2003) Kenyan dominance in distance running. Comp Biochem Physiol A Mol Integr Physiol.

REFERENCES – PARTE 2

  1. Pate RR et al. (1987). Cardiorespiratory and metabolic responses to submaximal and maximal exercise in elite women distance runners. Int J Sports Med.
  2. Chapman R, Levine BD. (2007).Altitude training for the marathon. Sports Med.    
  3. Lucia A et al. (2008)The key to top-level endurance running performance: a unique example. Br J Sports Med.
  4. Holloszy JO.(1967). Biochemical adaptations in muscle. Effects of exercise on mitochondrial oxygen uptake and respiratory enzyme activity in skeletal muscle. J Biol Chem.
  5. Hoogkamer W, Kipp S, Frank JH, Farina EM, Luo G, and Kram R. (2018). A Comparison of the Energetic  Cost of Running in Marathon Racing Shoes. Sports Med.

Tag:perchè questi tempi nella maratona, Perché questi tempi stratosferici sulla maratona

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