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Le due condizioni del movimento umano

  • Creato da COREBO Lite
  • Categorie Allenamento
  • Data 23 Gennaio 2020
  • Commenti 0 commenti
  • Tags allenamento, le due condizioni del movimento
Le due condizioni del movimento umano

Qual è la differenza tra insegnare a camminare e insegnare a camminare il più a lungo possibile? Qual è la differenza tra correre per alcuni metri senza finalità o correre il più a lungo possibile per portare a termine una maratona?

La differenza è notevole tra queste azioni, ma puntualmente anche gli addetti ai lavori fraintendono le differenze metodologiche, dialettiche e pedagogiche nell’insegnare schemi apparentemente uguali che hanno finalità completamente diverse.

Ed è così che ancora oggi i ruoli dei professionisti delle Scienze Motorie nei diversi contesti di amalgamano a tal punto e con cotanta confusione che si confonde l’insegnare il movimento ordinario dal movimento straordinario.

Se siete un po’ confusi, non sto straparlando.
Assecondare esigenze vitali per la qualità di vita del soggetto porta a parlare di movimenti ordinari. Tra questi: insegno a camminare, insegno ad alzarsi da una sedia, insegno a sollevare un oggetto. Sono movimenti basilari per molti, ma non così scontati per chi ha avuto uno sviluppo psico-motorio rallentato da scarse esperienze motorie o per riduzioni della capacità di movimento dettate dall’età avanzata. 

Siamo tutti d’accordo che nel caso appena descritto non saremo ricordati nella storia dello sport per aver portato grandi atleti alla medaglia d’oro, ma non è questo il punto. Verremo ricordati per i piccoli e grandi miglioramenti che faremo fare alle persone comuni che richiedono il nostro aiuto, con un solo obiettivo: alzare la loro qualità di vita.

Siamo nell’ambito del wellness.

 

La condizione di straordinarietà del movimento

Ma il movimento ha anche un’accezione di straordinarietà: movimenti ripetuti o aciclici che devono dimostrare il limite dell’atleta. Così una semplice corsa (movimento ordinario), diventerà “correre il più a lungo possibile” oppure “correre il più velocemente possibile su brevi distanze prestabilite”.

Non si parla più di attività fisica, ma di esercizio fisico. Si passa dal movimento ordinario a quello straordinario. Si passa dai cardini dell’allenamento studiati nelle classi, all’iperspecializzazione che caratterizza un atleta.

Si parla delle due condizioni del movimento umano, distinguibile in ordinario o straordinario, in attività fisica o esercizio fisico, in multilateralità o specializzazione, in complessità o selettività.

Da questo, deriva la differenza tra un personal trainer generico e un preparatore fisico e un allenatore.

Differenze pedagogiche nell’insegnare un movimento ordinario e straordinario

La domanda è: la metodologia di insegnamento resta la medesima?

La risposta è no.
Non si potrà adottare lo stesso approccio tra un neofita e un atleta di una disciplina sportiva e così ci saranno diverse differenze pedagogiche.

Quelle che notiamo in contrapposizione tra persona neofita ed atleta sono:

  • globalità del movimento e specificità del movimento;
  • multilateralità delle qualità fisiche VS specificità delle qualità fisiche;
  • complessità del movimento VS selettività del movimento.

A ben guardare queste sono le differenze che caratterizzano le due fasi di sviluppo di un giovane avviato alla pratica sportiva. Il giovane avrà un’idea della globalità del movimento che diventerà specifico per la finalità della prestazione. Se prima si sviluppano una multilateralità di componenti, dopo si procede alla specificità richiesta dalla disciplina.
Infine si sfuma dalla complessità di quante più cose si sono acquisite su un movimento per diventare selettivi su ciò che serve prestativamente parlando.

 

Il fattore tempo e frequenza per le due condizioni del movimento

Il metodo di insegnamento e la programmazione del lavoro fisico seguono altri due aspetti importanti: il fattore tempo e la frequenza.

Allenare e acquisire un movimento ordinario necessita di meno tempo e frequenza allenante di un movimento straordinario. Quest’ultimo infatti necessita della somma di ore di allenamento in un lasso di tempo più ristretto per avvicinarsi a quanto definito come “maestrìa motoria”, l’ultimo scalino del movimento straordinario.

L’atleta di allenerà diverse ore al giorno con una frequenza elevata, in antitesi con il mantenimento o il miglioramento di un movimento ordinario.

Lasciamo ai lettori una serie di considerazioni finali, che possano migliorare la vostra didattica e la vostra capacità di discernere la finalità del lavoro con il vostro cliente: ordinarietà del movimento o straordinarietà? Da qui la programmazione del lavoro segue percorsi completamente diversi, ma ne parleremo nei prossimi corsi per le Scienze Motorie.

Corebo – Formazione e Aggiornamento per le Scienze Motorie

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Tag:allenamento, le due condizioni del movimento

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